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Annalisa Orsato

Padova – Italia

1996   Nel Giardino di Adamo

Entrare nel giardino di Adamo, significa per Antonio Zago, ripercorrere introspettivamente sensazioni, pulsioni primordiali. L’artista non vuole rappresentare ma evocare un’immagine carica di tensioni archetipe. L’addensarsi e il diradarsi delle pennellate dense di colore, le contrastanti aritmie del segno rievocano a livello sublimale universi primordiali. Quale “novello Adamo” l’artista crea nel tessuto cromatico sensazioni tattili, olfattive, sonore.

Formalmente si collega alle esperienze dell’arte informale, a suggestioni neo espressionistiche internazionali. Il gesto pittorico si fa intuitivo, automatico. L’automatismo pare prendere il sopravvento, ma è tutt’altro che liberatorio: ogni gesto costa una fatica dolorosa, i “materiali” portati alla luce sulla superficie pittorica, sono frutto di un’indagine condotta nella profondità del suo essere. E’ come comunicare con un codice ancora da inventare; è come brancolare nel buio.

La serie di carte “Nel Giardino di Adamo” è motivo di un racconto intimo: nella riscoperta del mito, l’autore traspone le potenzialità dell’artista stesso e l’esperienza del mondo attraverso i cinque sensi. Le opere pittoriche, su carta, rinviano ad una lettura simbolica del fare arte. E’ un percorso interiore, tuttavia non deliberatamente cercato, ma determinato dal fatto di essere pittore e, in quanto tale, tramite fra immaginazione e trasposizione, fra spirito e corpo, fra ordine e caos.

L’aspetto formale ed estetico è solo uno degli aspetti che inducono l’artista ad esprimersi con la pittura, egli, infatti, si fa tramite tra forze cosmiche ed individualità. Antonio Zago si lascia guidare nei vortici dell’immaginazione, componendo, con una struttura densa e ricca di gestualità, la trama del suo tessuto psichico e del suo “filosofare”.

Nella serie di lavori su fondo bianco, l’artista identifica l’essenza stessa dell’essere umano che pare librarsi nel vuoto elevazione alla conoscenza e successiva caduta. Caduta, che comporta la coscienza di esistere come materia, ecco allora nascere la serie dei “lavori” in cui il Caos prende il sopravvento: neri profondi, i grigi martellanti in cui la materia pittorica si avviluppa e diventa magma indecifrabile.

In “OZIO” “seduto in attesa di niente, al di là del bene e del male” (Nietzsche – La Gaia Scienza) Zago rievoca l’iniziazione all’esistere nella qualità di uomo, il momento che precede la conoscenza dei cinque sensi. I colori vividi, accesi, pulsano di assonanze timbriche contrastanti, risalgono in superficie dai toni grigi del fondo che alludono all’esistenza di un luogo “autre” dove si formano le percezioni primordiali. Così “HUMUS” traspone le proprie sensazioni, il contatto con la Natura, con i suoi colori e sapori; “TATTO” con il brulicare di mani e di piedi nella vegetazione rinvia alla capacità di recepire la materia, la superficie, l’umido e l’asciutto, di percepire la corporeità dell’esistere umano. “PULSIONI” per frenesia cromatica, cattura la vista, illumina per fantasmagoria di colori lo spazio ottico del fruitore. Tuttavia, la conoscenza della materia rende, l’uomo Adamo inappagato spiritualmente; ecco allora concludere il ciclo “IL CUORE DI EVA” in cui, celatamente, l’autore, suggerisce come l’incontro con il “cuore” (per traslato amore) comporta l’elevazione. E’ chiaro che quest’opera è il fulcro attorno a cui ruotano le altre immagini: per l’incontro con Eva (conoscenza) Adamo cade, ma solo attraverso l’amore può ascendere al divino. La serie di carte si conclude e si completa nell’immagine “CUORE DI EVA” infatti un cuore, se pur simbolo straziato, aleggia in un’atmosfera rarefatta. E’ un ritorno alla “sfera dell’anima o dell’ intelletto”: per Adamo il percorso è ripetibile ed è invertibile la lettura: – partendo dall’incontro con Eva Adamo riconosce i propri sensi e la materialità dell’esistenza terrena da cui deriva lo sconforto, fino a cadere nel nero del Caos da cui prende avvio la trasformazione. Così accade per l’artista, colore dopo colore, pulsione dopo pulsione, attraverso il “sensibile” assurge al concetto liberatorio del volo, della esplosione, della gioia.

Per Antonio Zago l’arte diviene mezzo per un’immersione panica nel sistema della sensorialità. Il colore prende corpo ed esalta la sostanza del pensiero.

Annalisa Orsato