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Carla Chiara Frigo

Padova – Italia

1996  Gestualità segnico-primordiale

E’ certamente un impulso primo che muove la mano dell’artista nell’ atto di creare una tela dipinta, nell’evocare un’immagine carica di tensione “simbolica” così come forse era intesa dai primi uomini, l’arte. La fusione con le forze del cosmo, con quelle occulte di cui l’artista è tramite, medium, significa conquista di una dimensione sovrumana e nello stesso tempo radicalmente intima. Le fibre della carne risentono delle scariche dell’energia psichica e di quella dell’Universo in una identificazione originaria. Questo processo di osmosi con una condizione originaria sembra anche il punto di partenza della pittura di Antonio Zago, nelle cui opere è possibile ravvisare una disposizione a vedere messaggi che provengono dalle zone recondite della memoria, al di là del tempo e dello spazio storico, quasi fossero richiami attraverso uno strato di trance. La libertà dai limiti fisici è infatti sempre esaltata dalla luminosità vibrante, dai colori vivaci, dalla valenza scenica, che rivendicano la propria autonomia in quanto nati da una sorta di automatismo psichico e quasi rituale. Bianco, rosso, verde chiaro, azzurro, giallo e nero, non sono mai mescolati per ottenere gradazioni, ma spesso presenti nella loro purezza originaria e impegnati in lotte, confronti di contaminazioni pulsanti. L’insistenza su una certa gestualità scenica a volte ripetitiva e quasi ossessiva, ha caratterizzato, e caratterizza ancor oggi, molta della sua pittura. Le opere degli anni fra l’ottanta e il novanta mostrano un dinamismo fin quasi eccessivo, affidato ad una pennellata dalla mobilità ed instabilità estreme, in continua mutazione di direzionalità, consistenza, fluidità ed espressione. Ogni dipinto è un brulicare incessante di elementi che precipitano a fiocchi o sono risucchiati in piccoli e grandi vortici, spirali che costellano le superfici secondo convulse configurazioni archetipe e apotropaiche. Colori e forme dunque sono interessati da una sorta di frenesia, scatti di numerose e contrastanti ritmie che procurano una sensazione di frastuono quello necessario per cadere in uno stato di “incoscienza” e raggiungere una piena e simbiotica percezione del mondo. Zago praticando la sua arte cattura dunque le energie del mondo contemporaneo, private dall’aspetto contingente, delle qualificazioni razionali, e le trasferisce sulla superficie dipinta con largo moto di espressione, senza mistificanti mediazioni, mentre le fantasmagorie di colori e segni illuminano lo spazio della nostra psiche rivelando l’intensa vitalità della loro esistenza nella manifestazione della più libera potenza ipnotica: l’artista trascrive sulla tela queste emanazioni e ne ricava così trame“significanti” tessuti di tracce indecifrabili o di cifre segniche la cui consistenza materica si nega o si impone eccitando una rinnovata sensitività. Le sue opere più recenti sono proprio caratterizzate dall’addensarsi o dilatarsi, dal concentrarsi o diradarsi delle texture che sembra risentire, come una sorta di somatizzazione, della forza attrattiva verso la Terra o il Cielo, la carne o lo spirito, il corpo o l’anima, dalle cui compresenze effonde il “senso” profondo delle cose, emersione di lampi dell’ aurorale magia di un’incandescenza dei primordi.

Carla Chiara Frigo